Fibre naturali e sintetiche: come fare per riconoscere quelle di qualità? La viscosa è naturale? E il modal? E’ meglio il cotone o il rayon d’estate? In tante di voi mi stanno scrivendo perchè hanno dubbi circa i tessuti e la loro provenienza, soprattutto adesso che fa caldo e si rischia di sudare (con relative conseguenze). Con questo post cercherò di fare un po’ d’ordine tra i vari tipi di fibre nel modo più semplice possibile e di aiutarvi a riconoscere quelle di qualità.
Su Instagram qualche mese fa avevo realizzato una serie di stories dedicate a questo argomento (con l’aiuto della mia amica Chiara di mywandercoffee.com) e ho pensato che, ci fosse inscritta al blog ma non fosse su questa piattaforma se le sarebbe perse. Con questo post cercherò di inserire qui i contenuto che avevo creato per le stories Instagram, così che possiate salvarvele su Pinterest o scaricarvele sul vostro telefono, da leggere in caso di necessità.
Fibre naturali e sintetiche, come riconoscere quelle di qualità: premessa
Posto che che nel guardaroba ci bastano pochi capi, che però devono essere ben fatti, capire in modo pratico cosa significa ben fatti è un aiuto quando ci troviamo a doverli acquistare. È una questione non solo di qualità di tessuti, ma anche di finiture… e questo non ha nulla a che vedere con il marchio che si acquista, nel senso che non è detto che comprare articoli di marca significhi necessariamente comprare articoli di buona qualità.
Per quanto riguarda il fast fashion, come ho già detto altre volte, non sarò mai io a dirvi di non acquistarlo. Vi dirò solo di trattare i vostri vestiti sempre e comunque con cura, indipendentemente da quanto Ii avete pagati, in modo da farli durare il maggior tempo possibile: anche questo è un atteggiamento sostenibile. Qualunque sia la vostra scelta, voglio mostrarvi a cosa stare attente quando acquistate i vostri capi, in modo da essere in grado di valutare da sole se sono rifiniti bene oppure no (e quindi valgono o meno il loro prezzo).
Ricordate una cosa importante: imparate a leggere sempre l’etichetta che si trova all’interno dei capi, obbligatoria per legge, dove, oltre alle istruzioni per il lavaggio, c’è scritta la composizione del capo e dov’è stato prodotto (il famoso “Made in”). E ora veniamo a noi.
Fibre naturali e sintetiche, come riconoscere quelle di qualità: il cotone
Sapete che il cotone è una fibra che ha un altissimo impatto ambientale (ve ne ho parlato in questo post relativo alle fibre rigenerate), Detto questo, come capiamo la sua qualità?
Un indicatore della qualità del tessuto è la lunghezza della fibra, che la rende morbida e resistente. I cotoni di qualità migliore sono il Pima, il Sea Island e il cotone egiziano. Come fare se non è indicato nell’etichetta?
Controllate sempre se è troppo trasparente o irregolare nella trama (a meno che non sia cotone fiammato, che è una particolare lavorazione del cotone): potrebbe essere poco resistente. Un buon cotone è spesso al tatto e resiste a decine di lavaggi. Un capo in cotone di scarsa qualità dopo qualche lavaggio tenderà a fare piccoli buchi, specialmente in corrispondenza delle cuciture.
Altro dettaglio importante dal punto di vista etico: il fatto che il cotone sia biologico o organico, non è sinonimo né di sostenibilità, né di eticità della produzione, sono proprio due cose diverse. Se volete essere sicuri dell’eticità della produzione, cercate la certificazione GOTS, che attesta che un filato è stato prodotto in modo sia etico che sostenibile.
Fibre naturali e sintetiche, come riconoscere quelle di qualità: LA LANA
Sulla lana si potrebbe scrivere un libro! In linea di massima, la qualità del tessuto è determinato dal diametro della fibra che lo compone. Le fibre più sottili e costose saranno destinate agli indumenti, quelle più grosse a capi come cappotti, tappeti e via dicendo.
La razza dell’animale e come viene allevato e curato sono importantissimi per la fibra che ne deriva. Se l’animale è malnutrito, per esempio, la fibra risulterà più fragile. Ovviamente, anche qui, la sostenibilità e l’eticità sono importanti: cerchiamo sempre di capire se l’animale è stato sottoposto a pratiche anti-mulesing prima di acquistare (il mulesing è una pratica atroce che fa soffrire gli animali in modo barbaro). Questa informazione non è sempre facile da ottenere, ma, se il capo è stato prodotto in modo anti-mulesing, il brand ne va fiero e lo dichiara orgogliosamente. Ricordate poi anche che la lana è una fibra che può essere rigenerata. Di seguito un breve recap su come capire se la lana è di buona qualità.
Fibre naturali e sintetiche, come riconoscere quelle di qualità: LA SETA
La seta è un tessuto pregiato, ma, come tutti, può essere di migliore o peggiore qualità. Inoltre, non è affatto un tessuto vegan friendly, perchè il baco (triste verità) viene letteralmente lessato dentro al bozzolo per poter recuperare il filato da tessere. Detto questo, capiamo come riconoscere quella di qualità.
Piccola premessa: attenzione a non identificare la seta con il raso. Il raso non è un tessuto: è una lavorazione (come il velluto) che conferisce ad un tessuto un aspetto lucido. Può essere di cotone, di rayon o perfino di poliestere. Viceversa, la seta può anche NON essere lavorata in modo da risultare lucida: ad esempio il georgette di seta è opaco, il crêpe de Chine semi opaco… ma si tratta sempre di seta. Di seguito un breve recap su come capire se la seta è di buona qualità.
Fibre naturali e sintetiche, come riconoscere quelle di qualità: LA loro derivazione
Sono spesso demonizzate, ma non sono il demonio. A volte possono essere addirittura indispensabili e perfino amiche dell’ambiente. Proviamo a chiarire un po’ le idee sulle fibre sintetiche. Premessa importante: le fibre sintetiche possono essere di derivazione naturale o artificiale.
FIBRE SINTETICHE DI DERIVAZIONE NATURALE
Semplifichiamo al massimo: le viscose, come modal, il rayon, il tencel o il lyocel sono fibre artificiali, ma di derivazione naturale. Vengono realizzate a partire dalla cellulosa di alcune piante (tiglio, eucalipto, bambù…). Sono morbide, traspiranti e resistenti. Il procedimento con cui dalla polpa di cellulosa viene estratto il filato può essere chimico o naturale. Ovviamente, più è chimico e meno è sostenibile. Ci sono aziende però come la Lenzig i cui processi sono totalmente naturali e sostenibili e il loro Tencel (usato nella biancheria di CasaGIN) è una fibra a bassissimo impatto ambientale.
Le viscose hanno un costo generalmente accessibile e si trovano spesso anche nella grande distribuzione. Il mio suggerimento è, in caso compriate abitualmente nel fast fashion, quello di preferire sempre questo genere di fibre (o quelle naturali) a quelle di derivazione artificiale come il poliestere.
FIBRE SINTETICHE DI DERIVAZIONE artificiale
Il famoso e controverso poliestere, il nylon invece sono fibre che derivano da lavorazioni niente meno che del petrolio. Sono impermeabili, spesso antitraspiranti e possono essere molto resistenti.
L’acrilico invece è una fibra sintetica di derivazione artificiale che si avvicina molto alla lana. È infatti leggera, termoisolante, morbida e non infeltrisce. Per questo viene spesso filato insieme alla lana. E qui attenzione: essendo una fibra sintetica, non è traspirante. Se un capo ha un’alta percentuale di acrilico (diciamo più del 50%) vi farà sudare.
IL POLIESTERE, pro e contro
Il poliestere viene spesso demonizzato, ma non è sempre una fibra pessima. Pensate ad esempio ai piumini: quelli imbottiti in poliestere non hanno nulla da invidiare a quelli imbottiti in piuma o piumino, quanto a comfort termico. Inoltre il poliestere viene utilizzato per capi di tipo tecnico e sportivo, dove una fibra naturale sarebbe meno adatta. Inoltre il poliestere ha la proprietà di mantenere la piega che gli viene data, quindi, in caso serva ottenere determinati effetti o cadute nei capi, o vengono realizzati in fibra sintetica oppure non hanno la stessa resa.
Come tutti i tessuti, anche il poliestere può essere di migliore o peggiore qualità. Quello di buona qualità NON è quello che si trova nel fast fashion perché, come tutte le cose di qualità, costa. Ha una mano morbida (quello di cattiva qualità è ruvido, sembra carta), può essere lucido, come il raso, oppure opaco e spesso sull’etichetta riporta la dicitura di lavaggio a secco.
Detto questo, il poliestere è una fibra che deriva dal petrolio, quindi, a meno che non sia riciclato, NON è sostenibile. Inoltre, per la mia esperienza, quando viene filato insieme al cotone, fa comunque sudare e tende a fare piling (anche qui, occhio all’etichetta!). Inoltre, lavandolo (anche banalmente in lavatrice) il poliestere rilascia delle microplastiche altamente inquinanti che vanno a finire direttamente in mare, soprattutto se è filato con il cotone. Pensateci: la blusa in poliestere da €5 dovete lavarla in lavatrice ogni volta che la mettete, perchè altrimenti sa odore. Il piumino lo lavate una volta a stagione, l’abito elegante lo lavate a secco. Fate due conti sulla quantità di microplastiche che riversate in mare.
Fibre sintetiche: La soluzione sostenibile
Poliestere e nylon possono essere rispettivamente riciclati e rigenerati. In sostanza, da bottiglie PET o vecchie moquette o reti da pesca possono nascere capi completamente nuovi e riciclabili a loro volta. Se volete saperne di più trovate tutto in questo mio post sulle fibre riciclate e rigenerate.
14 risposte
Articolo molto interessante! Come ogni tuo articolo del resto.. Sto cercando di fare del mio meglio per acquistare capi validi dal punto di vista del materiale e nei miei acquisti sta già entrando tanto cotone e fibre naturali… Non hai parlato del lino! Io l’ho sto rivalutando in questi ultimi mesi e ho già acquistato qualcosa in questo materiale! Hai già scritto o scriverai anche di lui? Un bacione e grazie per le chicche che ci regali con i tuoi articoli ❤️
Hai ragione, l’ho saltato! Lo inserisco appena posso, grazie mille
Mi stai aprendo un mondo. Purtroppo per esigenze economiche ho spesso comprato scegliendo il capo in base al prezzo e anche se so di sbagliare il Dio quattrino vince sempre. Cmq da quando ti leggo ho pensato parecchio a quello che compro e cercherò nel mio piccolo di puntare sulla qualità, che alla fine è quella che paga sempre. (non ti dico la fatica a trovare una camiciaia….)
Grazie per i consigli.
Lo so che è difficile, ma a conti fatti comprare meno e meglio ripaga nel tempo, fidati. E comunque forza, sei sulla buona strada! Già esserti fatta delle domande è un gran passo avanti. Un abbraccio forte
Complimenti per l’articolo, Angela ! Davvero ben fatto e con grande competenza. Avendo lavorato per molti anni nel settore abbigliamento so che queste informazioni non sono sempre conosciute, ma sono veramente essenziali quando si acquista. Per quanto mi riguarda, non compro molto, ma quando lo faccio sono molto attenta all’etichetta e, per quanto possibile, alla qualità.
Bravissima Claudia! Grazie per il tuo bel commento ?
Articolo interessantissimo, che parla chiaro e va dritto al punto, come sempre! Dopo averlo letto ho dato uno sguardo al mio guardaroba ed ho constatato come i capi più cari che possiedo spesso hanno un’alta percentuale di tessuto sintetico, anche se sono di buona fattura. D’estate devo stare molto attenta con questi tessuti, perchè spesso a contatto col sudore mi provocano forti irritazioie alla pelle, oltre a crearmi disagi vari. I capi peggiori, quelli acquistati al “fast fashion”, pagati poco e poco curati nei dettagli, li ho tiriati fuori e li donerò alla Caritas. La mia spinta verso l’acquisto consapevole è già iniziata tempo fa con i cosmetici, ed ora grazie a te si sta ampliando anche al settore abbigliamento…Con il make up è stato facile, con l’abbigliamento invece è una faticaccia ?
Eh l’abbigliamento è una giungla purtroppo. L’unico consiglio che mi sento di darti è di andare per gradi e di non acquistate nulla a meno che non ti serva veramente. Vedrai come calerà drasticamente il volume di capi nel tuo armadio…
Ho da pochissimo scoperto un sito internet che vende solo ed eclusivamente capi sostenibili, composti da tessuti naturali.(cotone, lino, bambù, canapa) Approfittando dei saldi ho ordinato un paio di abiti freschi con cui sostituire il fast fashion peggiore (ho tolto dall’armadio tre abiti, e non tutti pagati poco!). Speriamo di avere azzeccato la scelta questa vola!
Se sei su internet Paola, dai un’occhiata alle mie stories in evidenza, ci sono decine di brand sostenibili di abbigliamento segnalati
Articolo ben fatto e chiaro. Io purtroppo ho molte allergie da contatto e devo andare su fibre naturali. L’ho girato a Mia Figlia per farle capire quello che sostengo da Tempo. Grazie
Grazie a te Marina! Un saluto a tua figlia 💕
articolo interessante ben fatto. complimenti per l’impronta “verde”, una sensibilità che tutti dovremmo avere. Avrei preferito due parole pure sui tessuti “tecnici” in poliammide molto confortevoli e non poco costosi.
Buongiorno Massimo, potrei approfondirlo in un futuro post, grazie per lo spunto!