Azienda sostenibile, moda sostenibile, moda etica, abbigliamento bio, tessuti organici, pelle vegan: quanto spesso abbiamo sentito usare questi termini ultimamente? Spesso, spessissimo. E quanta confusione abbiamo in testa? Altrettanto spesso, un bel po’. Con questo post cercherò di spiegarvi in modo facile cosa vuol dire sostenibilità.
Premessa
Non pretendo che questo sia un post esaustivo, perché credo che mi sarebbe impossibile. Il tema è talmente ampio, complesso e in continua evoluzione che mi riesce davvero difficile approfondirlo fino in fondo. Cercherò di mettere un po’ d’ordine tra tutte le diciture che si sentono ultimamente, per aiutare anche voi a capirci qualcosa in più.
Cosa vuol dire sostenibilità
Cito da Wikipedia: “La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto a un certo livello indefinitamente. In ambito ambientale, economico e sociale, essa è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo.”
Per dirla in modo semplice, sostenibilità significa attenzione all’ambiente in tutti i processi produttivi, quindi cercare di ridurre al minimo il consumo di energia e di ricavarla da fonti rinnovabili, non utilizzare coloranti tossici, filtrare eventuali acque di scarico, ridurre al limite gli sprechi, utilizzare materiali biodegradabili e compostabili… questo solo per citare qualche esempio. Per capirsi, anche noi nella nostra vita quotidiana, possiamo avere comportamenti sostenibili: spegnendo le luci, non sprecando l’acqua e simili.
Cosa vuol dire sostenibilità: è necessario fare una distinzione
La prima distinzione da fare, a mio avviso, sta tra aziende sostenibili e aziende che producono in modo sostenibile. Sono due cose diverse: un’azienda sostenibile può non produrre in modo sostenibile e viceversa. Le aziende possono essere sostenibili se, ad esempio, utilizzano energia rinnovabile e limitano gli sprechi negli ambienti di lavoro. Ma se quelle stesse aziende, spesso basate in occidente, vendono prodotti realizzati da subfornitori non certificati e su cui non vengono fatti audit interni, alla fine non sono sostenibili del tutto.
C’è da dire però che molte cose per fortuna stanno cambiando. Aziende come Ikea, ad esempio, che hanno uffici e negozi sostenibili, si appoggiano a subfornitori controllati e spesso certificati. In generale, se un’azienda parte con il piede sostenibile, cerca (quasi) sempre la sostenibilità in tutta la filiera. Può anche succedere che la produzione sia etica e sostenibile, ma che l’azienda sia piccolina e non possa autodefinirsi sostenibile al 100% per quanto riguarda il consumo di energia e gli sprechi. In questi casi però parliamo di realtà molto piccole, che magari non hanno i mezzi per dotarsi, che so, di pannelli fotovoltaici, ma che riciclano gli scarti di produzione per creare altri prodotti. Avete capito il senso della distinzione?
Cosa vuol dire sostenibilità: etico e sostenibile sono due cose diverse
E’ una seconda distinzione molto importante: eticità e sostenibilità non vanno sempre a braccetto. Come vi ho scritto altre volte, la sostenibilità è diventata la moda del momento, tutti si fregiano di essere in qualche modo sostenibili… ma nessuno parla mai di dove e da chi vengono confezionati i capi, cosa che riguarda invece l’aspetto etico della produzione. Se potete, non limitatevi al fatto che un brand si definisca sostenibile: andate a fondo e cercate di capire come e dove viene prodotto.
Organico e biologico
La dicitura organico e biologico ha a che fare con il tessuto che viene utilizzato. Anche qui si potrebbe aprire una discussione infinita… Per spiegarmi meglio, vi faccio riflettere solo su una cosa. Il cotone, per essere definito biologico, deve essere coltivato senza l’uso di pesticidi tossici e addirittura i semi devono essere stati ottenuti da piante “pulite”. Se vi interessa, trovate qui tutta la normativa. Ora riflettete: una coltivazione di questo tipo probabilmente non fa crescere le piante a velocità supersonica, senza contare che la produzione di cotone biologico rappresenta l’1% della produzione mondiale. La differenza tra il cotone Organico e quello standard la trovate in questo articolo molto ben scritto su Vesti la Natura, da cui ho tratto questa infografica:
Ora: data la mole della produzione fast fashion e la lentezza con cui cresce il cotone organico, come fanno i brand fast fashion a dire che il loro cotone è bio? Mi viene da pensare che forse ce n’è un filo su sei che compongono il filato e che per cavilli normativi possano comunque definire come bio il loro cotone. Se volete essere sicuri del fatto che la materia prima sia “pulita”, una certificazione che lo attesta è la GOTS, che controlla la filiera sia sotto l’aspetto etico e sociale che sotto quello della sostenibilità. Un’altra certificazione utile è laOeko Tex Standard, che però certifica solo il tessuto, non la manodopera, mentre la Oeko Tex Made in Green certifica anche la manodopera (un po’ come la GOTS).
Vegan
Quante volte avete sentito o letto le parole “pelle vegana”? Se la pelle è vegana, quindi non è stato ucciso nessun animale per ottenerla, allora non è pelle. E se non è pelle, o una delle nuove fibre tessili come il Piñatex che derivano dall’ananas, per citarne una, oppure, gente, non è niente più che plastica, la quale, se non proviene da materie riciclate, è più inquinante della pelle animale, almeno in termini di decomposizione. Per saperne di più sulla pelle, vi rimando a questo mio post su pelle, ecopelle e pelle rigenerata.
2 risposte
sono un responsabile di R&S di una media industria produttrice da decenni di ecopelle per usi diversi.
Da diversi mesi cerco, disponendo di plastificanti “BIO” e PVC BIO-ATTRIBUTED,il modo migliore e più semplice,per definire i ns, spalmati BIO-SOSTENIBILI-Certificati.
Giustamente come dice Lei,più sopra.la confusione regna sovrana,almeno per quanto mi riguarda.
Potrebbe suggerirmi un percorso x togliermi i molti dubbi per produrre correttamente-certificati.
Grazie x gentile risposta
Buongiorno Armando, le suggerirei di contattare gli enti certificatori per capire quali sono le caratteristiche che devono avere i prodotti per poter essere approvati. Buon lavoro