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Fibre tessili riciclate e rigenerate: è davvero moda etica e sostenibile?

Sempre di più sentiamo parlare di bottiglie di plastica usate per realizzare giacche a vento, oppure della lana rigenerata, o del cotone riciclato. Cosa sono queste fibre tessili riciclate? Cosa vuol dire rigenerato? Sono fibre realmente sostenibili? Ecco qui le mie ultime scoperte.

Fibre tessili riciclate e rigenerate
Photo by Ethan Bodnar on Unsplash

Fibre tessili riciclate e rigenerate: premessa

Quando ho cominciato a scrivere questo post ammetto che non avevo nemmeno idea da dove partire. Ho cercato on line e mi sono documentata, parlando direttamente con le aziende, chiedendo certificazioni e andando a controllare cosa certificano queste certificazioni. Insomma, non una cosetta da due minuti. Ecco perchè ci metto sempre un sacco di tempo a scrivere questo genere di post: cerco sempre di documentarmi il più approfonditamente possibile con i miei semplici mezzi (le e-mail!) in modo da darvi un quadro della situazione il più completo possibile. Fermo restando che sto imparando anch’io, quindi potrei dover rivedere e correggere dei punti, se fosse necessario. In caso anche voi sapeste qualcosa in proposito, fatevi avanti: il bello di un blog e di un articolo scritto su Internet è che può essere sempre aggiornato e corretto!

Fibre tessili riciclate e rigenerate
Photo by OSCAR AGUILAR on Unsplash

Fibre tessili riciclate e rigenerate: cosa vuol dire

A quel che ho capito, si tratta di due cose diverse: il riciclo implica la distruzione di un oggetto (che deve essere appunto riciclabile, come il vetro o la plastica) per ricrearne un altro uguale o diverso. Pensiamo alle giacche fatte in PET riciclato, che è il polimero di cui sono fatte le bottiglie per l’acqua, ad esempio.

La rigenerazione invece non prevede la distruzione dell’oggetto, ma il riutilizzo di scarti oppure  di capi che hanno finito il loro ciclo di vita per trasformarli in altri oggetti di valore maggiore rispetto a quello di partenza, ma senza distruggerli. Questo ad esempio è il caso della lana rigenerata: da vecchie pezze di lana che altrimenti sarebbero smaltite come rifiuti non riciclabili, vengono prodotti maglioni nuovi.

Fibre tessili riciclate e rigenerate: la lana

Il mondo delle fibre tessili rigenerate è vastissimo e, in termini di sostenibilità ambientale, se guardiamo al recupero della quantità smisurata di pezze di stoffa che vengono reimpiegate, parliamo di un impatto positivo considerevole. La lana e il cachemire, per essere rigenerati, vengono raccolti, divisi per gruppi di colore e poi trasformati in un nuovo filato attraverso un procedimento meccanico, non chimico, quindi a bassissimo impatto ambientale.

Un’azienda che opera in questo senso è Rifò, di Prato (città a capo di un distretto tessile in cui si riciclano e rigenerano gli scarti di tessuto da un secolo), azienda certificata GRS – Global Recycle Standard, una certificazione della Textile Exchange che comprova che l’azienda lavori in modo sostenibile ed etico. Addirittura, da Rifò, accettano il tuo cachemire usato: vengono a prenderlo a casa a costo zero e ti danno un buono sconto da utilizzare nel loro e-shop. Differenza tra il filato nuovo e quello rigenerato: la lunghezza della fibra. Nel filato nuovo, di lana vergine, la fibra è più lunga, nella lana rigenerata, la fibra  più corta. Questo implica che la lana non si possa rigenerare all’infinito.

Qui sotto vi inserisco un video che ho trovato su Youtube che vi fa vedere come funziona questo processo.

Fibre tessili riciclate e rigenerate: le fibre sintetiche

Tanto per cominciare, pensate all’impatto positivo che può avere il riciclo delle fibre sintetiche dal punto di vista ambientale:  questo genere di tessuti può impiegare centinaia di anni per decomporsi, proprio per come sono state progettate. In questo lasso di tempo possono rilasciare sostanze tossiche nel terreno circostante, oltre a metano e gas CO2 nell’atmosfera.

Riciclandole, si hanno diversi vantaggi:

  1. riduzione degli spazi in discarica
  2. riduzione dell’uso di coloranti ed inquinanti
  3. si evita un uso ulteriore di energia e acqua

Ora vediamole più nel dettaglio.

Il Poliestere o PET

Se vi ricordate bene, ho già parlato una volta di poliestere rigenerato quando ho parlato del pizzo della biancheria di CasaGIN, realizzato appunto in microfibra di poliestere rigenerato. La cosa incredibile è che al tatto è un materiale morbidissimo, che non si direbbe mai che proviene da fibre che vengono da materiali di scarto. Per inciso, un grazie a Daniela di CasaGIN che mi ha fornito tantissime indicazioni utili per scrivere questo post!

Un’azienda piemontese, la Sinterama di Biella, ha invece trovato il modo per riciclare le bottiglie di plastica, il PET, tramite un procedimento meccanico e totalmente sostenibile che produce un filo di poliestere riciclato che si chiama Newlife™. Ho trovato su Youtube un video che spiega bene tutta la produzione, ve l’ho inserito qui sotto (è in italiano).

Il nylon

Ho scoperto anche l’esistenza di un altro tipo di filato che deriva dal riciclo di un materiale plastico, il nylon, che diventa Econyl® . Questa fibra, messa a punto da un’azienda italiana, la Aquafil, sostituisce la materia prima vergine di origine non rinnovabile (quindi i materiali plastici che derivano dal petrolio), con materie prime che derivano dal riciclo di vari rifiuti tra cui le reti da pesca a fine vita, scarti di fabbrica e fibre di tappeti. L’Econyl® ha impiego in tantissimi prodotti, dal tessile agli accessori ed è un filato che si può rigenerare un numero infinito di volte.

L’unica cosa che sto cercando di capire, e ho scritto all’azienda per saperne di più (appena mi rispondono aggiorno il post), è l’impatto ambientale di questo sistema di rigenerazione del nylon. L’azienda Aquafil è certificata REACH, Oekotex Standard e ha varie certificazioni ISO, ma non sono riuscita a trovarne nessuna che certificasse i processi chimici che vengono messi in atto.

Di seguito sotto trovate un video, molto ben fatto, relativo a come nasce e come si realizza l’Econyl® (è in inglese, ma è di facile comprensione). Un’azienda italiana che utilizza sia il Newlife™ che l’Econyl® è la Re-bello, di Trento, che impiega per i suoi prodotti solamente  fibre di derivazione naturale oppure riciclata o rigenerata.

Il cotone

Sarò sincera: non sono riuscita a trovare niente a proposito della sostenibilità dei processi di riciclo o rigenerazione del cotone. Indubbiamente il fatto di riciclare il cotone è già di per sè qualcosa di utile all’ambiente, ma non sono riuscita a trovare nulla sui procedimenti che vengono utilizzati. L’unica cosa che so è che il cotone può essere riciclato fino ad un certo punto, perchè con la lavorazione la fibra si accorcia sensibilmente e deve molto spesso essere mescolata a cotone nuovo o ad altre fibre (tipo il poliestere) per poter confezionare un capo di buona qualità. Per inciso, la lunghezza della fibra è una delle caratteristiche che le conferiscono pregio. Il cotone Supima ad esempio, di alta qualità, ha fibre più lunghe.

Dal momento che ne so poco, ho chiesto alla mia preziosissima amica Chiara di mywandercoffee.com, che ha esperienza in materia, di dirmi qualcosa di più:

La maggior parte del cotone riciclato viene prodotto attraverso rifiuti pre-consumo (il taglio degli scarti). I rifiuti post-consumo sono più difficili da smaltire per via del colore (e delle sue tante sfumature) e delle miscele di tessuti presenti nel capo (i famosi misti, tipo cotone/poliestere). E’ insomma un processo molto più laborioso.
Gli usi del cotone riciclato, dal momento che la fibra ha una qualità minore, sono molteplici, insieme ai vantaggi che derivano dall’attività stessa del riciclo:

  • possono essere realizzati prodotti di qualità inferiore,  come stracci, imbottiture, isolamenti
  • La quantità di energia, acqua e uso di colorante è ridotta: il filato, per esempio, viene diviso per colore, quindi non vengono utilizzati coloranti, inquinanti e viene risparmiata energia
  • Il processo di riciclaggio può deviare molti prodotti dalle discariche. A questo proposito c’e’ anche da dire che in alcuni paesi in Africa, circa l’80% delle persone indossa vestiti usati (circa il 61% degli indumenti indossabili recuperati viene esportato in altri paesi). La controversia sui vantaggi di queste iniziative è: stiamo creando una seconda discarica là? Ed in questo modo, non rallentiamo la nascita di industrie tessili locali?
Fibre tessili riciclate e rigenerate
Photo by Karsten Würth (@inf1783) on Unsplash

Questi invece potrebbero essere gli svantaggi per quanto riguarda il riciclo del cotone:

  • il rischio di contaminazione del cotone da parte di altre fibre (i famosi misti di cui parlavamo prima)
  • il conseguente aumento di costo rispetto al cotone nuovo (che è un disincentivo all’acquisto, per questo l’innovazione è così importante)
  • il cotone non può essere continuamente riciclato perchè deve essere miscelato con altre fibre per essere trasformato in un nuovo filato.

Per questi, e probabilmente altri motivi, c’è una bassissima percentuale di persone che ritiene che il cotone riciclato sia effettivamente sostenibile. Questo è anche il motivo per cui l’innovazione e la ricerca in questo settore sono così importanti. 

Perchè sarebbe sostenibile trovare un modo di riciclare il cotone? Di seguito vi elenco un paio di motivi:

  1. il cotone è la fibra che sfrutta più risorse ambientali in assoluto per venire coltivato e le cui emissioni sono le più impattanti a livello ambientale. Pensate, a livello di consumi, che per produrre una t-shirt vengono utilizzati 2700 litri di acqua.
  2. Con il sistema fast fashion, il consumo di cotone è aumentato in modo esponenziale e di conseguenza la quantità di rifiuti che viene prodotta ogni anno. Il fatto quindi di smaltirne una parte riciclando la fibra per ottenere nuovi capi, di certo è un passo in avanti.
Fibre tessili riciclate e rigenerate
Photo by Trisha Downing on Unsplash

A questo punto, mi sento di aprire una piccola parentesi in merito ad una pratica di cui ho già parlato, cioè il greenwashing, quella strategia di comunicazione di molte aziende che promuovono attività di riciclo e raccolta rifiuti o abiti usati (vi suona familiare?) per deviare l’attenzione da altre pratiche che adottano (tipo il confezionamento dei loro capi in paesi in cui la gente viene letteralmente schiavizzata per farli).

Fibre tessili riciclate e rigenerate
Photo by Kody Gautier on Unsplash

C’è solo una strategia per andare contro a questo sistema, ed è veramente semplicissima: comprare meno. Comprare solo quello che ci serve. Il primo passo verso uno stile di vita sostenibile, anche partendo dal nostro armadio e da quello dei nostri figli, è semplicemente chiederci se abbiamo davvero bisogno di quello per cui abbiamo già tirato fuori il portafoglio. Vi sembra poco? Provate a farci caso. Segnatevi in un quaderno i soldi che avreste speso se aveste comprato quel determinato oggetto e tirate le somme dopo un mese, e poi dopo tre e sei e alla fine dopo un anno. Vi renderete conto di quanto avrete risparmiato proprio in termini strettamente economici. 

Fibre tessili riciclate e rigenerate: è davvero moda etica e sostenibile?

Bene, dopo aver scritto questo post infinito, chiedo a voi: che ne pensate? Avevate mai sentito parlare di queste fibre? Comprereste lana e tessuti rigenerati o riciclati?  Avete qualcosa da aggiungere a questo post?

 

40 risposte

        1. Buongiorno Monica, se sei su Instagram trovi una sezione guide sul mio profilo dove ci sono una serie di aziende che vendono tessuti certificati. Da qui posso consigliarti Maeko, Lenzig per la viscosa, Aquafill per Econyl, Berto per il denim. Buon laoro e in bocca al lupo!

  1. I post di questo tipo sono molto interessanti e istruttivi. Penso che sia necessario per tutti ripensare i modi di consumare e per questo è fondamentale essere informati. Grazie dunque per il tuo prezioso lavoro. claudiag

  2. Ciao Ingrid, grazie per il tuo commento! Ti confermo il discorso delle microparticelle di plastica che durante il lavaggio vengono rilasciate in acqua. Per questo motivo, il mio consiglio è di acquistare in poliestere quel genere di capi che non necessitano di lavaggi frequenti (o che devono addirittura venire lavati a secco): piumini imbottiti, abbigliamento tecnico, abiti o pantaloni con particolari tagli o cadute. Per lo stesso motivo è bene evitare bluse, vestitini etc, specie se di provenienza fast fashion, che sarà necessario invece lavare dopo ogni utilizzo (perchè altrimenti fanno cattivo odore).

    1. infatti le bluse io le evito proprio perché lasciano un alone di cattivo odore che non levi più ed è come aver buttato via i soldi!

      1. Le bluse sono tremende da questo punto di vista, esattamente come le maglie in acrilico. Mille volte meglio una viscosa o comunque una fibra di derivazione naturale.

  3. Per ragioni professionali mi occupo di ecosostenibilita’ e socio-sostenibilita’ nel settore tessile abbigliamento. Si tratta di un argomento che rischia di “scoperchiare” un vaso di Pandora di enormi dimensioni. Di sicuro, il tessile abbigliamento ha intrapreso una bruttissima strada e troppo spesso, l’argomento “green” e’ usato solo a scopi pubblicitari. Se Vi interessa, possiamo parlarne.

      1. mi piacerebbe poter approfondire alcuni aspetti esaminati dal tuo articolo.
        Anch’io lavoro nel settore e ci sono molte cose poco chiare ma molto commerciali.
        i brand stanno dettando legge e noi dobbiamo subire, dall’azienda al consumatore finale.

  4. Iniziamo segnalando che non esiste una fibra tessile realmente ecologica o comunque eco sostenibile. Siano esse naturali, artificiali o sintetiche, tutte le fibre hanno una parte (piu’ o meno importante) inquinante. Lo stesso cotone organico presenta grossi dubbi e limitazioni.
    Oltre a questo, e’ giusto informare il consumatore sulle campagne pubblicitarie fin troppo ingannevoli di molti brand. Per esperienza diretta ho visto produrre tessuti, venduti poi come eco sostenibili, in aziende dove il rispetto della dignita’ umana e delle regole ecologiche minime, erano davvero assenti. Non voglio fare i nomi dei brand per correttezza ma posso garantire che si tratta di aziende dai nomi altisonanti a livello mondiale.
    Le aziende dovrebbere costruire una propria consapevolezza eco-sostenibile e partire dal concetto che lo sviluppo e’ sostenibile quando soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilita’ per le generazioni future di soddisfare i propri.
    Quindi si dovrebbe parlare di quattro tipi di sostenibilita’:
    – ambientale
    – economica
    – sociale
    – istituzionale.
    Detto questo, le analisi dimostrano che il poliestere riciclato e’ sicuramente piu’ “green” del cotone o del cotone organico.

    1. Ciao Ruggero, riguardo al greenwashing, sfondi una porta aperta, ho parlato di questo tema nel post che ti ho linkato al commento precedente. L’ultima frase del tuo commento è davvero molto interessante, non me lo aspettavo. A che analisi ti riferisci?

      1. Il poliestere può essere riciclato più volte. Il consumo di acqua è uno dei più bassi. Le emissioni di CO2 stanno diminuendo, grazie agli ultimi processi produttivi.
        Un suggerimento importante è l’utilizzo di filati stampati e non tinti. Per tingere un kg di filato servono almeno 45 litri d’acqua; per un kg di filato stampato bastano 9 litri. Direi che è un vantaggio “green” molto importante (oltre al vantaggio “fashion” offerto dai filati stampati multicolore).

        1. E per quanto riguarda le microplastiche che si immettono nell’acqua di lavaggio domestico lavando i capi in lavatrice? L’analisi ne tiene conto?

  5. Il problema microplastiche puo’ essere drasticamente ridotto grazie all’utilizzo di filtri speciali in microfibra da installare sulle lavatrici domestiche (si trovano gia’ in vendita). E’ fortemente consigliabile non utilizzare cicli delicati perche’ la maggiore quantita’ d’acqua “strappa” un maggior numero di fibre.
    Il prossimo mese svolgero’ una ricerca specifica in collaborazione con un’universita’ tessile turca, proprio sul problema microplastiche.

  6. Buongiorno, complimenti per l’articolo! Mi sto documentando per l’acquisto di un costume da bagno il più possibile eco-sostenibile. Mi starei indirizzando sui prodotti ottenuti dal riciclo del PET: vi chiedo se è un’idea furba da un punto di vista del rilascio di microplastiche, dal momento che comunque il costume lo si indossa per stare in mare “a mollo”. Domanda per Ruggero: sei poi riuscito a condurre la ricerca di cui parlavi? Grazie.

    1. Buongiorno. A causa della situazione che tutti conosciamo, ho dovuto rimandare la sperimentazione prevista. Sono comunque in partenza per la Turchia giovedì prossimo (salvo ulteriori cancellazioni di voli aerei…) e Vi posso poi aggiornare. Nel frattempo Ti posso dire che purtroppo, il discorso del poliestere riciclato, sta diventando un po’ ambiguo in quanto, non tutto il riciclato è….realmente riciclato. Comunque, il rilascio delle microplastiche, con poliestere riciclato, è quasi identico al poliestere vergine.

      1. Aiuto, quindi PVC riciclato è da evitare? O ci sono determinate certificazioni che ce lo garantiscono? In sostanza, lo compro o no questo costume? 🙂

        1. Ciao Lorenzo, per quel che ho appreso io, il riciclato o il rigenerato in termini di sostenibilità è preferibile alla fibra nuova, perché per lo meno non è stato estratto petrolio nuovo per realizzarlo. In termini di certificazioni, puoi vedere la Oeko-tex, che ti certifica che il tessuto non contiene nulla di nocivo, o la GOTS, che ti certifica anche l’eticità del filato. In ogni caso, chiedi sempre all’azienda produttrice se vuoi saperne di più, soprattutto su dov’è stato prodotto il capo. Spero si esserti stata utile, forse Ruggero può aggiungere qualcosa in più!

    2. Ciao Lorenzo, grazie per il tuo coommento! Le microplastiche finiscono in mare per il sistema meccanico di lavaggio eseguito dalla lavatrice: acqua, detersivo e urti fanno sì che i filamenti si stacchino e finiscano in acqua. Se nuoti quindi con un costume da bagno o ci stai a mollo, le quantità rilasciate credo siano minime, se non inesistenti (ma non sono un chimico, quindi potrei sbagliarmi!). Ti avviso che lunedì sera uscirà un mio post proprio dedicato a questo argomento, se può interessarti.

  7. volevo acquistare delle tende da ufficio in materiale riciclato. chi mi può aiutare? non trovo nulla di convincente su internet. siamo in provincia di Como. grazie.

    1. Buongiorno Luciano, ti segnalo il profilo di un’esperta di aziende che trattano fibre tessili, Silvia Stella, che puoi contattare a questo link: https://mailchi.mp/67155c54a950/mentoring
      Oltre a lei, ti segnalo anche questa azienda che produce tessuti sostenibili https://www.lebenskleidung.com/ e questa https://www.aquafil.com/it/ che produce filo tessile da materiale rigenerato. Prova a contattarle, magari facendoti indicare se hanno fornitori che trattano stoffe da tendaggi. Spero di esserti stata utile!

  8. Informazioni molto interessanti, avrei una domanda:
    Mia figlia sta per acquistare un abito da sposa Jesus Peiro, la gonna dell’abito è di taffetà ecologico. Mi sapreste dire cosa significa? E’ semplicemente sintetico o è fatto di materiali riciclati? mia figlia ci tiene molto ad essere ecosostenibile!

    Grazie
    RD

    1. Taffetta è un intreccio tessile e quindi non ha niente a che vedere con l’ecosostenibilita’. Dovresti invece verificare la composizione reale del tessuto

    2. Buongiorno Roberta, come dice correttamente Ruggero, fai verificare a tua figlia la composizione del tessuto. È cotone? Seta? Se è tessuto sintetico come nylon o poliestere è riciclato o rigenerato?

  9. Buongiorno, lavoro nel settore delle materie plastiche da oltre 20 anni e in questi ultimi anni molto nel settore dello scarto che viene spesso venduto proprio per la rigenerazione e utilizzo anche nel tessile. Avevamo alcune idee al riguardo proprio per quanto riguarda l’utilizzo e lo sviluppo del tessile rigenerato. Sig Ruggero se non lo spiace potrebbe lasciarmi un indirizzo mail dove poterle scrivere? il mio è business@dgproject.it . Grazie

      1. Mio figlio sta facendo una ricerca sui tessuti che si possono rigenerare,; il lino e la sera si possono rigenerare?

        1. Buongiorno. Da un punto di vista teorico, tutte le fibre tessili possono essere rigenerate. L’importante è partire da un manufatto tessile che sia composto da un unico componente. Per quanto riguarda il lino, se per esempio partiamo da una camicia in 100 % lino, possiamo tornare al lino mediante il riciclo. Bisogna però sempre ricordare che quasi tutte le fibre naturali, quando vengono riciclate, perdono parte della loro tenacità. Un tipico esempio è il cachemire: si può riciclare, ma poi lavorarlo è complicato e quindi bisogna aggiungere fibra vergine o un componente che le dia resistenza meccanica.

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