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Tessuti innovativi e sostenibili: eccone 5 che forse non conoscete

Una delle cose più entusiasmanti del fare ricerca a proposito di sostenibilità è imbattersi in realtà che sono riuscite a vedere delle potenzialità in materie prime che sarebbero state altrimenti scartate, gettate via come rifiuti, quali effettivamente sono. Nel post di stasera vi presento alcuni tessuti innovativi sostenibili, nati proprio dal voler recuperare scarti per farli diventare materia prima nuova. Pronti? Via!

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Fonte foto CasaGIN

Premessa

L’industria tessile è in continua evoluzione. Se c’è una cosa che probabilmente la pandemia di Coronavirus ci ha insegnato è non sprecare, cercare di recuperare qualunque cosa, gettare via il meno possibile. Molte di queste fibre sono state pensate per sostituire perfino la pelle, altre invece sono proprio fibre tessili per l’abbigliamento. Insomma, sono tutte realtà interessantissime che meritano di essere conosciute. Come sempre, attenzione: queste fibre vengono realizzate in modo etico e sostenibile, ma sono solo le materie prime. Verificate anche anche l’azienda che le utilizza per produrre il prodotto finito lo sia altrettanto.

Tessuti innovativi e sostenibili: Apple skin

Avreste mai detto che dalle bucce di mela si può ricavare una fibra simile alla pelle? Ebbene sì: l’azienda di Bolzano Frumat Leather ha trovato il modo di recuperare bucce e torsoli di mela per creare una fibra simile alla pelle. Chi la utilizza? Tra i più famosi utilizzatori di questo materiale c’è il brand di calzature italiano Womsh, etico e sostenibile, che realizza le sue sneakers vegan proprio con questo materiale.

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Photo by Jony Ariadi on Unsplash

Tessuti innovativi e sostenibili: Sorona

Il tessuto Sorona è un filato biosintetico il cui polimero si ricava dal mais invece che dal petrolio dall’azienda italiana Dupont, tra le altre. Il tessuto Sorona è utilizzato da Me organic Couture per la realizzazione di alcuni dei suoi modelli, tra cui l’abito che vedete sotto (sì, quella sono io!).

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Fonte Me Organic Couture

Tessuti innovativi e sostenibili: Orange fiber

Anche qui l’azienda è italiana, per la precisione siciliana: le fondatrici Adriana ed Enrica hanno recuperato gli scarti dell’industria agrumicola per realizzare una fibra tessile che somiglia alla seta, leggerissima e impalpabile. Un altro orgoglio italiano!

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Photo by Jude Beck on Unsplash

Tessuti innovativi e sostenibili: Econyl®

Dell’Econyl® vi ho già parlato quando vi ho presentato i costumi da bagno sostenibili, tra cui quelli di CasaGIN, che ho provato personalmente e ho trovato eccezionale. Pensate che Per ogni 10.000 tonnellate di materia prima necessaria per produrre il filato Econyl®, è possibile risparmiare 70.000 barili di petrolio greggio e 57,100 tonnellate di emissioni di CO2. L’Econyl® infatti viene ricavato da reti da pesca e vecchi tappeti in nylon, che vengono ripolimerizzati per creare una fibra rigenerata che non viene usata solo in ambito tessile. Anche l’occhialeria ha scelto questa fibra: il brand Tommy Hilfiger (uno di quelli che si è recentemente incamminato più a gamba tesa nella sostenibilità ambientale) realizzerà una collezione di occhiali prodotta da Safilo proprio in Econyl®.

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Fonte CasaGIN

Tessuti innovativi e sostenibili: Wineleather

Wineleather è una fibra tessile simile alla pelle, realizzata con gli scarti dell’industria del vino (incredibile, vero?) dall’azienda milanese Vegea, leader nella produzione di biomateriali tessili. Questa fibra è al 100% Made in Italy, e viene ottenuta dalla vinaccia, tramite un processo produttivo che trasforma le fibre e gli oli vegetali presenti nella vinaccia in materiale ecologico con le stesse caratteristiche meccaniche, estetiche e sensoriali della pelle.

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Photo by Sarah Gualtieri on Unsplash

… e per finire…

Dal momento che questo argomento merita di essere approfondito, ho pensato di invitare Daniela di CasaGIN a discuterne insieme a me a e a tutti voi durante un webinar gratuito domenica prossima, il 21 giugno alle ore 21! Per iscrivervi, basta che clicchiate sulla foto sotto o sul link nella didascalia. Se non riuscite a partecipare alla live, non preoccupatevi: se siete iscritti potrete rivedere il replay quando volete!

Tessuti innovativi e sostenibili: eccome 5 che forse non conoscete
Iscriviti al webinar
Ecco qui alcune delle fibre più innovative del mercato tessile ecologico e sostenibile… fa piacere vedere che sono quasi tutte italiane! Le conoscevate? Ne avevate mai sentito parlare?

19 risposte

  1. Sei aggiornatissima! I miei complimenti! ?
    Ma questi tessuti innovativi oltre ad essere “sostenibili” sono anche traspiranti e anallergici? Te lo chiedo perché ho una pelle delicatissima che si irrita facilmente

    1. Ciao Laura! Ti rispondo per la fibra che conosco direttamente, che è l’Econyl usato da CasaGIN: l’Econyl può avere o no queste caratteristiche perché è un filo, ma il tessuto che loro impiegano per i costumi è anallergico, traspirante e batteriostatico. Sto aspettando informazioni da Orange Fiber, appena ne ho ti aggiorno!

    2. Ciao Laura, eccomi qui con la risposta di Orange Fiber: “Le varianti di tessuto finora prodotte comprendono un raso e un popeline – ottenuti tessendo il nostro esclusivo filato insieme alla seta comasca e al cotone – e un twill 100% Orange Fiber, impalpabile e leggero, simile alla seta. Ogni tessuto prodotto presenta le stesse caratteristiche degli omologhi tradizionali. Per le produzioni future si sta lavorando a varie tipologie di tessuti, dai più strutturati ai più delicati, in modo da soddisfare tutte le esigenze di creazione dei brand di moda. I tessuti sono di colore bianco naturale ed è possibile poi tingerli, stamparli, colorarli e lavarli come i tradizionali tessuti sul mercato.”

    3. Interessantissimo! Grazie per le info che fanno guardare al mercato in modo “eco-fruibile” e al nostro esserci in modo più proattivo e sostenibile! Sarà un piacere contribuire alla divulgazione

  2. Che scoperte interessanti, Angela ! Non conoscevo nessuna di queste realtà, ma sembrano tutte più che interessanti. Spero davvero che abbiano il successo che meritano e che questi prodotti possano presto sostituire quelli che in uso adesso. Grazie per il tuo prezioso lavoro di ricerca.

  3. Non ero a conoscenza che ci fossero in Italia così tante ditte dedite al ricupero e trasformazione di prodotti in tessuti innovativi e sostenibili, è un grande orgoglio. Grazie.

  4. Post interessantissimo e davvero utile! Inutile limitarsi a fare elenchi, se poi non si sa dove trovare i prodotti o chi li utilizza. I tuoi post invece racchiudono sempre tutte le info necessarie!!! Complimenti!!!
    Si vede che dietro c’è un super lavoro, fatto con il cuore! Grazie!

    1. Cara Elisabetta, grazie per questo tuo commento! Se sei interessata a questo argomento, non perderti il webinar di domenica 😉 Un abbraccio!

  5. Ciao Angela, grazie per i tuoi articoli che sono davvero illuminanti. Io ho la passione del lavoro sartoriale e stilistico, sto facendo dei corsi di modellistica e cucito, il mio sogno è arrivare a vestire esclusivamente con capi prodotti da me. Sto cercando di conoscere le aziende italiane che producono qui in Italia tessuti di qualità, ma non so niente dei filati che utilizzano (provenienza, lavorazione, eccetera). Tu sapresti indicarmi delle aziende veramente etiche e sostenibili?

  6. Buongiorno, sono capitato per caso nel vostro blog, e mi permetto di scriverle perché sto leggendo delle enormi inesattezze e cose non vere. Lavoro nel mondo dei tessuti da più di 30 anni, sono perito tessile ( setificio di Como ) e ingegnere tessile.
    Vi vedo parlare molto di tessuti riciclati come se fossero un panacea e la risoluzione di tutti i problemi. Ecco, non voglio vanificare il vostro sogno ma non è così, anzi è proprio l’opposto.
    Le faccio solo un piccolo esempio , ma potrei parlare per ore.
    Parliamo del poliestere riciclato oggi tanto di moda e sbandierato da vari marchi dell’ abbigliamento. Esistono 3 tipologie principali di riciclo, 1) da sfridi di produzione, 2) post consumo, 3) da bottiglie di plastica.
    A parte il primo che sarebbe l’unico buono ma è praticamente inesistente poiché oggi le aziende cecano di avere meno sfrido possibile, gli altri due sono quelli veramente utilizzati e sbandierati. E qui casca l’asino ( come si dice ) perché le operazioni che devono essere fatte prima che venga creato un nuovo filato sono molto più impattanti di quelle che si hanno per produrre un filo vergine, Infatti prima di diventare filo l’immondizia ( perché di questo si tratta ) deve essere selezionata, lavata ( acqua, sostanze chimiche e solventi ) decolorata ( solventi potentissimi ), sciacquata più volte con acqua pulita ( prima ), dopodiché segue le stesse procedure della fibra vergine fino a diventare filato.
    Non dimentichiamo che 99 % del poliestere proviene dalla Cina che certo non eccelle in protezione ambientale. In parole povere, acque sporche, solventi ecc. ecc. finiscono direttamente in fiumi e mari senza essere depurati e lavorati, inoltre molte di queste fasi vengo svolte da personale senza nessuna protezione e a volte anche bambini. Potrei andare avanti per ore ma questo esempio mi sembra già abbastanza per rivalutare cosa sia “sostenibile” , parola abusata e spesso ( quasi sempre ) usata a sproposito.
    Cordialità

    1. La ringrazio davvero per i chiarimenti e le spiegazioni, ma allora vorrei domandarle: È possibile fare scelte sostenibili anche nel campo dell’abbigliamento e dei tessuti? Se sì, come? Da dove iniziare? Grazie ancora,
      Tea

      1. Ciao Tea, mi permetto, in attesa della risposta di Roberto, di darti il mio consiglio: la cosa migliore da fare per essere sostenibili è acquistare il meno possibile e, quando necessario, partire dal second hand o dal vintage. In questo modo non immettiamo nell’ambiente capi nuovi, ma ne utilizziamo di già esistenti. A presto!

  7. Buongiorno Roberto, la ringrazio per il duo commento, è sempre molto utile avere il punto di vista di un vero esperto quale lei sembra essere. Le chiedo quindi: a conti fatti, tra l’estrazione, la lavorazione e l’immissione nell’ambiente di materiale vergine derivante dal petrolio e il riciclo o la rigenerazione di materiale già esistente, cosa sarebbe preferibile dal punto di vista ambientale, tutto considerato? Le chiedo anche: circa il poliestere il suo ragionamento è chiaro. Che mi dice dell’econyl? Il processo di ripolimerizzazione è meccanico e non chimico. Meglio rigenerare la fibra di nylon dai rifiuti o produrre nuovo nylon da materia vergine? Grazie per il suo tempo.

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