Come si leggono le etichette dei capi che acquistiamo? Come possiamo capire com’è realizzato un capo e qual è la sua composizione? Questa settimana rispondo a Valentina che mi ha chiesto di realizzare “un INCI dei vestiti”: ho cercato di fare del mio meglio per aiutarvi a capirci qualcosa nel dedalo delle etichette!
Come leggere le etichette dei vestiti: premessa
Scrivere un INCI dei tessuti sarebbe un lavoro lunghissimo, perché richiederebbe di mettere insieme tutti i possibili materiali di cui può essere composto un capo, da quelli naturali a quelli sintetici. Non escludo di farlo un giorno, ma per il momento ho pensato di darvi qualche indicazione pratica ed immediata. Prima di cominciare però voglio farvi fare un ragionamento: quando andate al supermercato e acquistate un alimento che non avevate mai provato prima, vi fermate a leggere la lista degli ingredienti? Probabilmente sì. È stata fatta talmente tanta informazione al riguardo che ci viene spontaneo voler sapere cosa stiamo per ingerire. E per quanto riguarda quello che ci mettiamo addosso? La pelle è il nostro organo più esteso: non sentiamo la necessità di voler sapere dove e come è stato prodotto un capo, magari anche di biancheria, che stiamo per indossare? Cosa contiene, di che materiale è fatto? Leggere le etichette è di importanza fondamentale.
Come leggere le etichette dei vestiti: la composizione
Le etichette dei capi, obbligatorie per legge, devono riportare l’esatta composizione del capo. Attenzione: non è detto che su queste etichette sia scritto se il filato ha o meno una qualunque certificazione (come la Oeko-Tex o la GOTS). In genere queste certificazioni si trovano sulle etichette di cartoncino applicate ai capi nuovi, oppure, se il marchio vende on line ed è etico e sostenibile, sicuramente sono reperibili su internet. In genere quando un’azienda utilizza filati certificati è ben felice di renderlo noto, anche perchè costano di più!
Misti e fibre uniche
Esattamente come per gli alimentari, nell’etichetta sono presenti, nel caso di tessuti misti, i diversi filati che compongono il capo in ordine decrescente, da quello in percentuale maggiore a quello in percentuale minore. Ovviamente ci sono anche i 100% cotone, o lana, o cachemire, o poliestere. Il mio suggerimento è quello di fare sempre attenzioneai misti tra tessuti di derivazione sintetica e di derivazione naturale. In parole povere, occhio al cotone mescolato con il poliestere, ad esempio: in lavatrice tenderà a fare peeling.
Chiaramente, andiamo con un po’ di buon senso: se un capo è al 95% in cotone e al 5% in elastan, quella minima percentuale serve per rendere il tessuto più elastico. Viceversa, se in un capo, specialmente in lana, troviamo scritto: 55% acrilico, 25% lana, 20% alpaca… beh, ci stiamo mettendo addosso un capo che è realizzato con più della metà di fibre di origine artificiale. Niente più e niente meno di un sacchetto di plastica.
Come leggere le etichette dei vestiti: il “made in”
Come vi ho spiegato anche su Instagram (trovate tutto nelle mie stories in evidenza) il “made in” è diverso dal “designed in”. Uno identifica dove un capo viene prodotto e l’altro dove è stato ideato, disegnato e progettato. Spesso l’etichetta con il “designed in” (che normalmente è un qualche paese europeo) è posizionata bene in vista, mentre quella con il made in è insieme alla composizione e alle istruzioni per il lavaggio. Se leggete una dicitura che riporta ad un made in paesi come Cina, Bangladesh, Vietnam o Cambogia, in cui non esiste una tutela del lavoro, acquistando quel capo non state facendo altro che oliare un meccanismo che si ripercuote sulle vite di chi lo ha realizzato, probabilmente in condizioni di semischiavitù, sottopagato, senza un minimo di protezione. Volete davvero farlo? So già cosa state per dire: anche in Italia ci sono realtà produttive non etiche, spesso abilmente nascoste. A questo proposito, vi rimando a questo mio post per quanto riguarda un approfondimento su made in Italy e qualità.
Per finire: le istruzioni per il lavaggio
Dunque, io nel dubbio chiedo… alla mia mamma!!! Scherzo, cerco di stare molto attenta a come lavo i capi, perché meglio li tratto e più mi dureranno, ragionamento che sta alla base di un guardaroba sostenibile. Detto questo, a parte quello che non può proprio essere lavato ad acqua, io lavo tutto in lavatrice, usando in caso sia necessario il lavaggio a mano o per i delicati. In lavatrice lavo anche la lana, ovviamente con il detersivo apposito, e fino ad adesso non ho ancora rovinato nulla. Discorso diverso vale invece per l’asciugatrice. Non tutti i tessuti possono essere asciugati in asciugatrice senza rovinarsi, cotone compreso. Ci sono cotoni che calano, e di parecchio. Le viscose invece, ad esempio, tendono a fare peeling. Se volete saperne di più, vi lascio qui un mio post dedicato al bucato ecologico e sostenibile.
12 risposte
Per molti anni ho lavorato in aziende di abbigliamento, quindi le etichette, i loro simboli e indicazioni (compresi i vari “trucchetti”) mi sono molto familiari.
Personalmente leggo sempre le etichette di quello che intendo acquistare e lo faccio con molta attenzione.. Mi capita spesso di rinunciare all’acquisto di cose che non si possono lavare in acqua (a parte, ovviamente giacche, cappotti ecc ), e talvolta mi capita di lavare in acqua cose che in etichetta richiedono lavaggio a secco (per esempio magliette 100% cotone. Alcuni produttori indicano sempre e comunque lavaggio a secco per non correre rischi..).
Le etichette sono comunque importanti e ci fanno capire molto dei capi che acquistiamo, quindi il tuo post è certamente utilissimo.
Hai ragione Claudia, ho notato anch’io questa cosa del lavaggio a secco sul cotone. Da ex negoziante, ti posso dire che viene fatto proprio per il motivo che dicevi tu per non correre rischi in caso di applicazioni o inserti particolari. Grazie per il tuo commento ?
In quanto al lavaggio io mi sento di dare un consiglio soprattutto per la lana e i capi molto delicati… Ho acquistato un capo 100%lana lavorato a mano direttamente in un lanificio artigianale ed ero moooolto spaventata perché sapevo che al primo lavaggio avrei fatto un disastro… Così ho chiesto al produttore di svelarmi un segreto per mantenere il capo bello a lungo: lavate lana e delicati solo e dico solo e sottolineo solo con un tappino di ammoniaca in lavatrice programma lana senza centrifuga…. Non mi fidavo molto ma questo metodo ha fatto resuscitare anche un maglione che con i miei metodi delicati era ormai dato per spacciato… (e da qui capite che la lettura dell’etichetta sul metodo di lavaggio per me è un mistero!!!)
Ma veramente??? Voglio provare…
Ammoniaca ?? incredibile davvero !!! ma quale tipo di ammoniaca si deve utilizzare ?…
Normalissima ammoniaca che si usa anche per lavare i pavimenti…io uso quella profumata ma attenzione che sia senza saponi. L’importante è metterne proprio pochina nel lavaggio e conferisce una morbidezza meravigliosa ai tessuti…l’unico inconveniente è l’odore non proprio gradevole (va bene che usandone poca non si sente ma se preferite potete aggiungere anche un goccio di ammorbidente nel risciacquo)…
Poi niente centrifuga o appena pochi giri per togliere il grosso dell’acqua in eccesso. Io così lavo tutti i super delicati e funziona alla grande (se su qualche capo c’è un alone o una macchia – magari di trucco – la passo prima con un pochino di sapone di marsiglia a mano)… ero molto scettica inizialmente e ho provato su un maglione quasi infeltrito ma ha fatto miracoli!…IMPORTANTE: pulite prima la lavatrice perchè l’ammoniaca pulisce anche i residui di sporco nel cestello e se non lo fate vi ritrovate depositi sul maglione! Se capita fate un altro risciacquo e voilà!
le informazioni molto utili, grazie.
Grazie a te per aver letto l’articolo!
Buongiorno, su un cappotto ho trovato questo come descrizione della sua composizione: “Tessuto 100% lana vergine, escluso filo di legatura; tessuto 52% viscosa, 48% acetato”
Essendo scritto due volte tessuto non capisco quindi il cappotto di cosa è fatto? perchè è scritto due volte tessuto?
Ciao Beatrice, “52% viscosa, 48% acetato” secondo me potrebbe riferirsi alla fodera interna, ma essendo il cappotto in 100% lana, lo considererei di buona qualità!
Salve buongiorno, articolo interessante. Quando le etichette non sono in italiano come fare? Sarebbe possibile consultare una tabella? Perché ho comprato un maglione vendutomi come fatto in lana ma l’etichetta porta che è per il 90 percento in un materiale che non ho trovato la traduzione e il 10 percento in nylon. Il simbolo dovrebbe essere giapponese ed è un solo simbolo che Google traduttore mi traduce come capelli, pelo.
Non saprei dirle Anna… avrei usato anche io Google translator per un ideogramma…