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Negozi monobrand contro botteghe storiche: chi vincerà?

Questa settimana vi propongo una piccola riflessione personale, che ha a che fare con la moda sostenibile e un po’ anche con la società in cui viviamo. Negozi monobrand contro botteghe storiche: sembra una battaglia degna di Harry Potter… chi la spunterà alla fine?

Negozi monobrand contro botteghe storiche

Premessa

La scorsa settimana su Instagram ho postato nelle stories una foto di una poster che teneva mio papà nell’ufficio del negozio che ritraeva le botteghe del centro storico di Padova 40 anni fa. In tantissime mi avete scritto via direct il vostro pensiero. In questo post vorrei trasmettervi il mio.

Negozi monobrand contro botteghe storiche: tutti i centri storici si somigliano

A meno che non si tratti di un piccolissimo borgo arroccato su qualche angolino di montagna, i negozi monobrand sono arrivati a colonizzare praticamente tutti i centri storici. Senza necessità di fare nomi, se andate a passeggio per la via principale di qualunque città, troverete sempre le stesse insegne. Con sempre la stessa merce esposta in vetrina, cosa che è una precisa strategia commerciale. Ma non parlo solo dei brand fast fashion. Se il centro storico appartiene ad una città con più di un tot di abitanti disposti a spendere, anche i brand del lusso si comportano allo stesso modo, solo che al posto di negozi con appenderie piene allo spasimo, troviamo boutiques. Il concetto però resta uguale.

Negozi monobrand contro botteghe storiche
Fonte Pinterest da amazon.com

Negozi monobrand contro botteghe storiche: i centri appiattiti

Vi è mai capitato di passare davanti ad un negozio nuovo e di domandarvi: “cosa c’era qui prima?”. A Padova, al posto di un cinema del centro è nato un negozio di abbigliamento (molto grande e molto fast). Al posto di una storica libreria, una profumeria. Al posto di un negozio di giocattoli (i giocattoli di tutti i bambini di Padova fino agli anni ’90 e 2000 credo) un supermercato. Quando hanno chiuso anche loro, non lo nego, è stato un colpo al cuore. Mi ha ricordato una scena di uno dei miei film preferiti, “C’è posta per te”, con Tom Hanks e Meg Ryan, quando lei è costretta a chiudere la sua libreria e dice: “una volta qui c’era il mio negozio: era un negozio piccolo e adorabile. E adesso ne faranno qualcosa di deprimente, come una lavanderia” (in inglese, dice Baby Gap, al posto di lavanderia…). Le botteghe storiche resistono nelle Piazze e sono di una bellezza antica che incanta. Per quanto resisteranno? 

Negozi monobrand contro botteghe storiche
Il poster recuperato da mio papà. Il nostro negozio era Inferrera (logo bianco su fondo grigio chiaro), in alto a sinistra e sull’aereoplanino

Negozi monobrand contro botteghe storiche: il bello dell’individualità

Mi ricordo che quando ero piccolina e andavo in viaggio, i miei acquistavano ogni tanto qualcosa da vestire e portavamo a casa un “estratto” dell’individualità artigianale di quel luogo: un paio di sandali, un abito in un tessuto particolare, un cappellino (mi ha raccontato la stessa cosa una ragazza anche via direct). Adesso, se ci pensate, è quasi impossibile: quello che succede nelle città italiane, succede in realtà un po’ in tutta Europa. Forse cambiano solo i nomi di alcune catene. Vi faccio fare una piccola riflessione: avete mai notato che in spiaggia tutte indossano bene o male lo stesso costume (quello che era in campagna pubblicitaria di noti marchi di swimwear)? Ecco: proposta uguale per tutti vuol dire avere tutti la stessa scelta. E quando si tratta di abbigliamento, secondo me è un po’ triste. Nelle botteghe, nei negozi di 40 anni fa, c’era ricerca, c’era attenzione: si scovavano nuovi marchi piccoli da proporre, da mostrare. Era anche questo parte del lavoro che facevano i miei genitori.

Negozi monobrand contro botteghe storiche
Fonte Pinterest style.superfsh.site

Vestiamoci come sentiamo di voler essere, non secondo quello che ci viene proposto

Questo è il motivo per cui vado continuamente in cerca di piccoli brand, di marchi artigianali e spesso sconosciuti, molto spesso etici e sostenibili, tanti dei quali vendono on line. Per questo mi rifugio nel vintage. Quello che trovo in queste nicchie è diverso, non è omologato. Lo indosserò io e pochi altri o forse addirittura nessun altro. E non perché sia di lusso, o perché sia costosissimo: il vero lusso è possedere qualcosa di unico, qualcosa che è fatto apposta per noi, che sentiamo solo nostro e che contribuisce a rendere unico anche il nostro stile.

Negozi monobrand contro botteghe storiche
Fonte Pinterest da rover.ebay.com
Ecco qui le mie riflessioni. Ci sarebbe tanto altro da dire… spero di non avervi annoiato. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi: vi aspetto nei commenti!

15 risposte

  1. se ancora non si fosse capito ci stanno schiavizzando e ti assicuro che sono molto molto preoccupata sei bravissima ciao a presto

    1. Cara Maria, non so risponderti… ma credo che se educhiamo i nostri figli a coltivare l’individualità e non l’omologazione, anche attraverso l’abbigliamento, possiamo dare un segnale al mercato e, forse, far cambiare qualcosa…

  2. Recentemente ha chiuso una merceria a cui ero molto affezionata. Mi è dispiaciuto soprattutto per la qualità dell’intimo (reggiseni, mutandine, canottiere, pigiami).
    Proprio in questo negozio ho acquistato delle canottiere in filo di Scozia (marchio Moretta) meravigliose: traspiranti, sottilissime (non si sentono addosso), dalla vestibilità perfetta (quelle di Intimissimi “mi si arrotolano tutte”nella parte inferiore).
    Poi, aveva Petit Bateaux…..
    E che dire di tutti quei bottoni (anche in madreperla) che era una gioia solo guardarli. Ho sostituito i bottoni di una giacca di Zara con bottoni di qualità acquistati in questa merceria ed è bastato poco per renderla più raffinata e ricercata.
    Ricamavano pure i nomi sui bavaglini dei bambini e gli asciugamani, rammendavano i maglioni (la signora prelevata il filo di lana direttamente dal maglione….), aggiustavano le cerniere di pantaloni e giacconi (con i ricambi “del cursore” della cerniera). Avevano applicazioni carine da usare per ovviare ad un buchino sulla maglietta o sulla tuta dei bimbi.
    Poi: nastri, bordure in pizzo sangallo……Tante idee per personalizzare ed aggiustare gli abiti (ho aggiunto una balza in pizzo sangallo ad una gonna che non portavo più perché troppo corta…..).
    Una merceria che era un incanto per gli occhi…..Se penso anche all’arredamento, a tutti quei cassettini……Il negozio che ha preso il suo posto vende “cineserie” orrende….Ha smantellato l’arredamento originario, ha conservato solo l’insegna fuori : Fratelli.S… …..dal 1920!

      1. Le persone che la gestivano erano “il + bel gioiello”. Un lavoro passato da generazione in generazione, qualità, esperienza, stile, capacità di relazionarsi con gli altri, amore per il lavoro che diventa “imprescindibile dalla propria vita”.
        Il lusso + grande è fare un lavoro che ci piace e saperlo fare bene.

    1. Ciao Alice! Adesso che sono in saldo, vai a svaligiare Lazzari e Frangipane! In centro sono i miei preferiti 💕😍 Anche Vicolo in via Roma mi piace, ma leggi bene le etichette prima di acquistare 😉

      1. Ciao Angela, è la prima volta che ti scrivo ma ti leggo spesso. Sono di Padova anche io, ma purtroppo per lavoro vivo a Francoforte, e di negozietti carini di abbigliamento non ce n’è neanche l’ombra. Mi rifaccio gli occhi con Macò quando torno a casa…una volta andavo al Bingo in piazza dei Signori, gestito tra l’altro da una signora che conosco bene, e avevano sempre cose originalissime. pensa che alcune ancora le porto, tipo la giacca della mia laurea di 13 anni fa 🙂
        Un caro saluto a te e alla bella Padova!

  3. Io ho una piccola bottega a Pordenone, la gente non è più nemmeno abituata alle cose fatte a mano, capita che si rivolgano a me come alla commessa di un brand (“ti arriva anche di un’altro colore?”…ma ti arriva da dove?)
    Avere qualcosa di unico fa quasi paura, meglio il rassicurante “lo hanno tutti, quindi piace”…per non parlare dei famigerati €9.99 😱
    Post bellissimo che condivido dalla prima all’ultima parola!
    Vania

  4. Un’infinita tristezza… Ricordo con molta nostalgia quando, da bambina e ragazza, andavo con mia mamma a fare compere (poche cose e ben scelte) nei negozietti di vicinato gestiti da signore da cui probabilmente lei stessa andava a fare compere da bambina con mia nonna. Era tutta un’altra cosa entrare con calma, senza fretta, farsi consigliare da persone che conoscono i modelli, i tessuti, e anche la cliente e i suoi gusti. Scegliere con calma, provare le cose in camerini confortevoli ed eleganti, passeggiare davanti ai numerosi specchi del negozio arredato in stile classico… Era un’altra vita, un altro mondo, più lento, più consapevole.

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