Una delle convinzioni più radicate relative alla moda sostenibile è che sia costosa. Nel mio post di un paio di settimane fa, ho cercato di spiegare perché la moda sostenibile ha un costo mediamente più elevato rispetto al fast fashion. Nel post di oggi, vorrei fare una riflessione con voi di carattere un po’ più ampio: comprare moda sostenibile è davvero costoso? A mio avviso no. Vi spiego il perché.
Premessa: un cambio di approccio
Forse qualcuno che mi segue qui sul blog da tempo ricorderà che l’ho già detto: per avvicinarsi alla moda sostenibile, serve un cambio di approccio nei confronti del consumo della moda. È indispensabile imparare a pensarla come un qualcosa che è destinato a durare, non ad esaurirsi nel giro di poco perché superata da altre tendenze, da altri stili. È vero, è innegabile: ogni decade ha i suoi look caratteristici, che poi diventano iconici: le spalline per gli anni ’80 o i pantaloni a zampa per gli anni ’70, per dirne un paio. Però il concetto di eleganza è trasversale ed è molto lontano dalle proposte in continua evoluzione modello “usa e getta” da cui siamo bombardati costantemente.
Comprare moda sostenibile è davvero costoso: quanto si compra
Comprare sostenibile significa comprare meno e solo se realmente serve. Provate a fare mente locale: quante cose avete acquistato negli ultimi sei mesi di cui avevate veramente bisogno? Perché dovevano sostituire altro, o perché davvero vi mancavano? Ormai abbiamo tutto, anzi di tutto e di più: ma ci serve davvero tutto questo “tutto”?
Comprare moda sostenibile è davvero costoso: cosa si compra
Una cosa che in molti sottovalutano (o ignorano completamente) è il fatto che acquistare vintage o second hand è un consumo sostenibile della moda. Non siamo immettendo capi nuovi nel mercato, stiamo dando una seconda vita a capi che altrimenti non l’avrebbero e finirebbero ad alimentare le discariche. Tra l’altro, l’opzione vintage e second hand, insieme a tutte le meccaniche annesse e connesse di swap, baratto eccetera sono a costo ridottissimo, o addirittura a costo zero. Ma anche qui, è una questione di cambiare mentalità: bisogna cominciare a pensare che acquistare second hand non è una cosa brutta, o sporca. Se cominciamo ad educare i nostri figli, comprando second hand per loro o facendo loro indossare gli abiti di amici e cugini (in buono stato, ovviamente!), li cresceremo con la convinzione che è solo un modo come un altro per vestirsi. Che non ha nulla di male.
Conclusione?
Quindi, tenuto conto di tutto questo, e limitato all’osso il numero degli acquisti necessari, vi rendete conto da soli che ci può mettere da parte qualcosa per acquistare un bel paio di jeans nuovi o un bel cappotto, magari di produzione etica e sostenibile. E il costo totale, alla fine, forse è perfino minore dell’aver comprato a più riprese borsoni di roba durante le varie passeggiate domenicali in centro.
6 risposte
Ciao! Considerazioni vere e profonde.
Io, 48enne, forse sono stata una delle ultime a effettuare acquisti sostenibili, quando il fast fashion non esisteva e il massimo era acquistare da Naj oleari o Benetton.
Facevo ancora confezionare qualche capo dalla sarta di fiducia…poi, non so come…sono sprofondata nell’usa e getta.
Sei stata un incontro importante che mi ha fatto riflettere su come interpretavo la mia vita di acquisti. Piano piano si può ritornare a comprare meno e meglio. 😘
Cara Veronica, ti ringrazio davvero tanto per questo tuo commento, per me vuol dire tantissimo!
Cara Angela, condivido tutte le tue riflessioni. Per educazione e per cultura familiare, sono da sempre abituata a riciclare, comprare poco e confezionare in casa; per molto tempo mi sono sentita un po’ “esclusa” dagli acquisti continui di amiche e conoscenti, ma da diversi anni penso di aver fatto la scelta migliore per me. Porto ancora abiti e accessori che hanno ormai parecchi anni e li uso sempre con piacere.
Hai sollevato un punto importante Claudia: il comprare per moda, perchè lo fanno tutti. Sarà davvero difficile uscire da questo schema mentale, ma sono convinta che se lo insegniamo alle nuove generazioni, per loro sarà una cosa molto più naturale…
Grazie Angela, come sempre i tuoi post sono preziosi. In questo soprattutto mi ci ritrovo in particolare. Sono cresciuta in una famiglia in cui le donne hanno sempre cucito per passione, con il risultato di avere capi belli e originali fin da piccola. In seguito ho maturato una vera e propria passione per abiti di buona qualità e per il vintage. Insomma, tra pezzi appartenuti a mia mamma e qualcosina su cui ho investito, uso ancora dei maglioncini di quando andavo al liceo e sono tuttora in ottimo stato. Getto qualcosa solo quando ormai è davvero consunta e recentemente ho scoperto una piattaforma on line su cui vendere i vestiti che non mi stanno più e acquistarne altri belli, di qualità, ancora nuovissimi.
Ciao Serena, ma ci credi che anche io ho dei capi che usavo alle medie? E che metto capi che sono stati di mia mamma quando era ragazza? Non trovi anche tu che abbiano un grandissimo valore emotivo? Io non me ne separerei mai!