Dalla provenienza dei materiali, al risparmio, all’attenzione al pianeta: ecco perché la moda sostenibile e i cambiamenti climatici hanno molto a che vedere l’una con l’altro.
Premessa
Lo so, ci sono tanti post simili a questo sul mio blog, ma credo che certi concetti valga la pena ripeterli, specialmente in un momento come questo, in cui si fa un gran parlare di cambiamenti climatici. Cosa c’entra la moda sostenibile ed etica con i cambiamenti climatici? C’entra: questi cambiamenti sono dovuti a quello che ha combinato l’uomo negli ultimi anni, in particolare al consumismo sfrenato che ha portato ad una produzione incontrollata ed ad un altrettanto incontrollato spreco sia delle risorse del pianeta che di questa stessa produzione.
Sapete che in questo blog parlo in particolare di moda sostenibile, senza più di tanto allargarmi alle altre tematiche legate al mondo della sostenibilità, che sono comunque tantissime e andrebbero tutte indagate una ad una. Per questo motivo, vorrei farvi riflettere sulle nostre abitudini di consumo, per capire come queste possano avere avuto effettivamente aver inciso, su larga scala, sugli equilibri delicati del nostro pianeta.
Moda sostenibile e cambiamenti climatici: come ci si vestiva una volta
Una volta (ma non milioni di anni fa: parliamo di quando io ero bambina, quindi massimo 40 anni fa), l’atteggiamento verso l’abbigliamento era molto diverso. Ci si vestiva facendo attenzione a quello che si comprava perché i capi dovevano durare. Si facevano acquisti due volte l’anno, per la primavera e per l’autunno, oppure per occasioni speciali. I capi venivano rammendati, sistemati, aggiustati. Le scarpe venivano risuolate, gli abiti venivano fatti rimettere a misura. E poi, quando non andavano più bene, nel caso dei bambini, o avevano stancato, nel caso degli adulti, si passavano in famiglia: alle cugine, sorelle, zie eccetera. Era la normalità.
Cos’è cambiato?
Complici i nuovi materiali a basso costo, come il poliestere, la moda ha cominciato a proporre capi che costavano meno. Un po’ alla volta l’atteggiamento verso l’abbigliamento è cambiato: l’affare era quando si acquistava un capo e lo si pagava pochissimo, se poi ce lo si metteva poco o niente, cosa cambiava? Per quello che l’avevamo pagato…
Moda sostenibile e cambiamenti climatici: come ci si veste adesso
Applicate questo ragionamento su scala globale: si compra per poi disfarsi dopo pochissimo di ciò che si è acquistato, senza pensare alle conseguenze delle nostre scelte. Quali sono le conseguenze? Sono tutti i motivi che dovrebbero spingerci ad comprare con la testa, in modo sostenibile, perché ne vale la pena.
Moda sostenibile e cambiamenti climatici: se ci vestiamo in modo sostenibile evitiamo tutto questo!
Armadi stracolmi e difficoltà a vestirsi
Mai avuta questa impressione? Quella di avere un armadio pieno e nulla da mettervi? Non vi è mai capitato di sentirvi sopraffatte dalla quantità di roba accumulata negli anni, roba magari di qualità non ottima, che abbiamo comprato ascoltando il richiamo delle mode del momento? Non avete mai sentito la necessità di un decluttering serio, e non solo relativo al vostro armadio, ma anche alla vostra trousse dei trucchi, alla credenza con le tazze della colazione, al cassetto della cancelleria? Ecco.
Alla fine, si spendono un mucchio di soldi che si potrebbero risparmiare
Questa è una cosa che non mi stancherò mai di dire: a conti fatti, acquistare in modo sostenibile non è costoso. Si compra MENO e si compra MEGLIO, si passa per il circuito del second hand, che permette di abbattere i costi in modo importante, si leggono le etichette e si scelgono capi con una composizione compatibile con quello che fa al caso nostro. Alla fine, si spende meno, fidatevi.
Creazione di una montagna di rifiuti
Tutti i capi che non vengono più messi, prima o dopo finiscono per diventare rifiuti. E dove vanno a finire questi rifiuti? Vanno ad intasare i paesi del terzo mondo, che non sanno cosa farsene delle magliettine in poliestere che abbiamo pagato €4,90. Vanno a riempire i deserti, come quello dell’Atacama, dove vengono raccolti gli indumenti scartati da Stati Uniti, Europa e Asia, che vengono inviati in Cile per essere rivenduti. Delle migliaia di tonnellate importate ogni anno, una gran parte non viene venduta e finisce così accumulata in enormi discariche illegali, come potete leggere ormai in tantissimi siti sul web e come ha testimoniato un’inchiesta dell’agenzia France Press.
Spreco enorme delle risorse del pianeta
Capite la mole enorme dello spreco di risorse del nostro pianeta? Risorse sprecate per la realizzazione di beni che vengono buttati, risorse sprecate per smaltire questi beni, disastri ambientali per lo smaltimento scorretto di questi beni. Sempre parlando di vestiti, aggiungeteci lo sversamento in mare dei rifiuti tossici per la lavorazione dei materiali con cui si producono queste fibre tessili, le coltivazioni intensive di cotone e delle altre fibre naturali non certificate e capite che stiamo parlando di un vero disastro ambientale che si perpetra da anni ogni giorno, senza che nessuno faccia nulla.
Creazione di sistemi economici basati sullo sfruttamento
L’ho lasciato per ultimo, ma forse è la cosa più importante: non dimenticatevi che il costo che non stiamo pagando noi per un capi di abbigliamento a basso prezzo lo sta pagando qualcun altro. Qualcuno che, pur di lavorare, si piega a condizioni di lavoro assimilabili alla schiavitù, dettate da sistemi economici e politici che favoriscono aziende che si nascondono dietro ad un dito, perché alla fine hanno rispettato le leggi di quegli stati. Per forza: conviene a tutti che la produzione venga fatta a costi sempre più bassi… a tutti, tranne a chi in quelle fabbriche fatiscenti ci lavora per uno stipendio da fame.
Ecco qui i motivo che secondo me dovrebbero portarci ad un consumo più consapevole non solo della moda, ma in generale. E non è vero che “tanto, se lo faccio solo io, cosa cambia? Devono cambiare le alte sfere”: il cambiamento viene dal basso. Se cambiamo le nostre abitudini di consumo, prima o poi il mercato dovrà adeguarsi. Quel mercato governato dal profitto, se vuole continuare a generarne, dovrà adeguarsi alle richieste del mercato, se non riesce più ad influenzarle. Ecco perché dobbiamo sapere come e cosa consumiamo: è una responsabilità che abbiamo nei confronti non solo del pianeta, ma anche di chi lo abiterà dopo di noi.
16 risposte
Carissima Angela! Quanto sono sagge le tue parole.. eppure c’è un sacco di gente che pur di cambiare ogni giorno l’abbigliamento (lo si nota soprattutto in vacanza…) si ostina ad acquistare cose scadenti magari perchè ne è stata colpita oppure pensando di fare l’affarone….al che segue il fatidico commento….”L’ hai pagato così tanto? Pensa che a me è costato solo…ed è praticante uguale…”
Bah…tante teste tante idee.
Io la penso come te…meglio di meno ma di qualità…così salvaguardiamo il pianeta ed il nostro portafoglio!
Buona giornata e un salutone
Luisella
Cara Luisella, grazie per il tuo commento, che condivido appieno! Un abbraccio!
Ho in armadio praticamente solo capi vintage…. Nel senso che hanno tutti più di 10 o 15 anni….. Ma sono di qualità…. Per dire ho portato dai cinesi un abito che a me piace molto per allargare di 2 cm il punto vita: beh il signore cinese mi ha detto… Che bella stoffa di così non ne fanno più…. Bella soddisfazione no?
Eh sono soddisfazioni, sì… e ti posso assicurare che è vero: le stoffe di 20 anni fa non si trovano più, purtroppo, oippure, se si trovano, hanno costi molto alti.
Sono molto d’accordo col tuo ragionamento, siamo inondati di abbigliamento di bassa qualità che dura pochissimo. Dovrebbe sorgere un movimento d’opinione con maggior visibilità, in modo da prendere coscienza di questo problema; personalmente sto cercando di comprare in modo meno impulsivo e di leggere attentamente le etichette (anche se ormai il made in Italy è più che raro).
Grazie per i tuoi argomenti sempre più interessanti.
Ciao Simona, grazie per il tuo commento. Hai perfettamente ragione, ognuno fa quello che può. Io nel mio piccolo ci provo cercando di sensibilizzare chi mi legge, ma credo che il passaparola, anche quando si tratta di abitudini, sia sempre un’arma vincente. È l’esempio che diamo a fare la differenza…
Lotto da 6 anni con la nonna delle mie figlie che mi porta borse di vestiti della fast fashion “erano in offerta, pensa, solo 3.99 euro” e frasi così… Le ho spiegato che non mi servono, che le mie figlie vestono vestiti che ci arrivano da altre famiglie e che poi noi passiamo a nostra volta se ancora in buone condizioni. Niente da fare!
Nel mio armadio invece da qualche anno entrano solo abiti del circuito del commercio equo, seconda mano e vestiti che erano di mia madre, che ha sempre speso un sacco per ottimi tessuti.
Abbiamo un peso esagerato su questo pianeta e cerco di fare del mio meglio e di istruire le mie figlie.
Ma siamo ancora troppo poche e tanti, troppi, pensano solo a spender poco 🙁
Come hai ragione Barbara! E capisco la tua frustrazione davanti a “offerte” a €3,99… Come scrivevo a Simona, dobbiamo cercare di non mollare. Siamo sempre di più ad impegnarci facendo scelte consapevoli e a ridurre i nostri consumi al necessario. L’esempio che diamo ai nostri figli è l’arma più potente che abbiamo!
Grazie Angela,
ogni settimana tra le righe dei tuoi post, intanto che suggerisci abbinamenti strategie di look, ci ricordi che i cambiamenti sono parte dei gesti quotidiani, che i grandi temi sono molto vicini al nostro piccolo e viceversa. Condivido in pieno i tuoi ragionamenti e le scelte che proponi. Grazie anche per questo post scritto con il tuo stile semplice ed elegante capace di convincere chiunque!
Cara Luisa, grazie per questo tuo commento, mi hai fatto emozionare💓ti mando un abbraccio
Cara Angela, sarà l’età che avanza ma mi sembra che il mondo vada all’indietro, su tutti i fronti. Per restare nell’ambito della moda e dell’abbigliamento, sono veramente scoraggiata. Vengo come te da un tempo in cui ogni acquisto era ponderato e pensato per durare, tessuti di qualità e confezione come si deve. Mia madre faceva la sarta, quindi come puoi immaginare, l’attenzione e la cura dei capi era la normalità. Come il passarsi i vestiti, come l’aggiustare o recuperare il più possibile: ricordo benissimo miei abiti di bambina o adolescente fatti con avanzi di altri abiti, o recuperando altre cose. Adesso è tutto un riempire armadi di cose senza valore, brutte e fatte male, ma numerose. Cose prodotte senza rispetto né per la natura né per le persone.
Mi auguro davvero che si recuperino certe abitudini, anche se purtroppo non sono troppo ottimista… Grazie comunque per i tuoi articoli su questi argomenti.
Hai ragione Claudia… io cerco di nutrire fiducia nel genere umano e soprattutto nei giovano, che stanno vedendo cosa sta succedendo e che spero abbiamo un po’ più di lungimiranza dei loro genitori…
Verissimo per anni compravo abiti che costavano pochissimo e poi o non li indossavo o li mettevo una volta e poi stop, poi ora crescendo ho modificato tutto, compro se necessario e capi che non uso ma che sono in buono stato li dono in parrocchia…Le abitudini di una volta sono ottime, certi prezzi della moda sostenivbile no!!!
Ciao Giulia, sono d’accordo solo in parte: io credo che non sia la moda sostenibile a costare tanto, ma il fast fashion che ci ha abituato al fatto che la moda debba costare poco, troppo poco. E spendere di più per i capi di abbigliamento sembra una prerogativa per ricchi. Ma se si acquista con la testa, uno, due, tre capi all’anno, capi che durano nel tempo, alla fine si ottiene un guardaroba di capi belli, ben fatti e sostenibili. E non dimentichiamo che nel second hand si possono trovare anche capi nuovi con cartellino a prezzi bassissimi e che l’acquisto di seconda mano è sempre sostenibile 😉
Condivido ogni singola parola. Mia nonna sarta, quando poteva ancora uscire e lavorare, veniva a spasso con me e non faceva che lamentarsi della scarsa qualità, delle imperfezioni nella fattura. Da lei ho ereditato l’amore per il sartoriale e una enorme borsa di spezzi di tessuti pregiati con cui pian piano farò realizzare abiti da una sarta molto brava. Bisognerebbe far riscoprire anche nell’abbigliamento il gusto dell’artigianale. Ho ancora negli occhi le riviste murphy, burda che mia nonna usava per ricavare i cartamodelli. ..che nostalgia
E poi riusare e riadattare ..altre regole d’oro per se stessi ed il pianeta.
Ciao
Come hai ragione Maria… altri tempi e tutt’altro approccio! Sarebbe bello recuperarne almeno una parte…